Abbiamo una “memoria emotiva”?
I nostri ricordi sono composti anche di emozioni le quali, a loro volta, generano un fiume di pensieri che influenzerà il nostro modo di sentire e prendere decisioni. Lo hanno appurato il dr. Benedetto Sacchetti e la Dr.ssa Tiziana Sacco dell’Istituto Nazionale di Neuroscienze di Torino, i quali hanno evidenziato come alcune aree del nostro cervello richiamino alla memoria le emozioni legate a un episodio importante del passato. Tale “memoria emotiva” sarebbe conservata nella corteccia sensoriale di ordine superiore che è fisicamente legata alle aree del nostro cervello che elaborano gli stimoli sensoriali e le emozioni. Quindi, uno stimolo sensoriale (visivo, uditivo, olfattivo) non solo riattiva il ricordo di un’esperienza passata, ma anche il vissuto emotivo che l’ha accompagnata. Pertanto i ricordi dotati di pregnanza emotiva tendono a perdurare nel tempo, a volta anche tutta una vita, e influenzano così le nostre scelte, decisioni e comportamenti. Questa ricerca potrebbe portare a trovare nuovi modi per elaborare esperienze dolorose e per distaccarsi da tale vissuto emotivo, il dr Sacchetti mette però in guardia sui possibili risvolti poco etici di ciò, come l’alterare il ricordo di una vittima di reato che deve prestare testimonianza su quanto le è accaduto o addirittura la possibilità di perdere delle memorie storiche come l’Olocausto.